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di Dagur Kari, con Tomas Lemarquis, Elin Hansdottir, Anna Fridriksdottir
(Islanda, 2003)
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Ancora e sempre, il momento magico e fragile del passaggio all'età adulta. Tolto che qui siamo in piene atmosfere lunari: come definire altrimenti quelle del diciassettenne Noi, mezzo genio e mezzo scemo, come esitano a classificarlo gli insegnanti disperati; e che sua nonna deve tirare dal sonno sparando un colpo di fucile dalla finestra? Ma oltre a quello già di per sé stesso strambo del mattocco dal cranio rasato c'è un altro paesaggio mentale che finisce per determinare prepotentemente il tono dolce-amaro, surreale ed al tempo stesso profondamente ancorato ad una dimensione materiale di NOI ALBINOI. E' quello che sgorga dall'energia straordinaria del paesaggi,o e di tutto l'ambiente islandese: con le sue solitudini microscopiche fra il mare e le montagne ciclopiche, in quella luminescenza traslucida e verdognola che assicura ad ogni oggetto, avvenimento o individuo una proiezione nel fantastico. Senza bisogno di effetti speciali: ma restando al contrario con i piedi ben piantati in una terra nella quale il badile va a pezzi quando si tratta di scavarci una fossa; e dove una valanga o un terremoto arrischia ad ogni istante di cambiare quelle che sembravano essere le carte distribuite dal destino. Il film si costruisce, allora, proprio come la mimica impassibile del suo giovane protagonista, su una violenza, una rivolta costantemente trattenuta, tenera ed amara, disperata e spensierata. Verso quella spiaggia così bianca sotto i palmeti: ma sognata soltanto attraverso un'antiquata diapositiva.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
da vedere assolutamente
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da vedere eventualmente
da evitare
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